Pasticceria Storica

Chi siamo

Siamo il dolce ritrovo più antico della città di Cremona, squisitamente arredato, tempio inimitabile del torrone, della mostarda e dell’esclusivo Pan Cremona.

Un altro ‘fiore all’occhiello’ per la Pasticceria Lanfranchi è consistito nell’essere stata inserita – per prima rispetto alle altre pasticcerie cremonesi – fra i Locali storici d’Italia. La delibera della prestigiosa “Associazione Locali Storici d’Italia” risale al 4 maggio 1993, anche se la notizia – diffusa dalla stampa locale – è stata resa nota solo nei mesi successivi.

E’ infatti nell’edizione 1994 della “Guida dei locali storici d’Italia” – che elenca in italiano ed in inglese i caffè, i ristoranti, gli hotels più antichi e prestigiosi del nostro Paese, fornendo ai turisti un interessante ‘panorama’ della tradizionale ospitalità italiana (risultano 201 in tutta Italia gli esercizi segnalati) – dove appare per la prima volta la citazione della Pasticceria Lanfranchi di Cremona, che dalla fine del ‘800 rappresenta un punto di riferimento, apprezzato, tradizionale e sicuro, per il nostro territorio, ma anche al di fuori dei nostri confini.

Così la nostra pasticceria e, con essa, la nostra città, si è trovata fianco a fianco con hotel sfarzosi, caffè che un tempo furono luoghi d’incontro per artisti, critici e semplici curiosi, ristoranti dalla cucina prelibata. Fra i più prestigiosi, ricordiamo: il Caffè Florian e l’Albergo Danieli di Venezia, il Pedrocchi di Padova, il Caffè degli Specchi di Trieste, ritrovo letterario dove agli inizi del secolo scorso era possibile incontrare Svevo o Joyce, il Caffè Greco di Roma frequentato da Bizet, Wagner, Gogol, ed il Gambrinus di Napoli da dove passarono mitici autori della canzone napoletana e dove – si dice – Gabriele D’Annunzio improvvisò i versi di ‘A vucchella, su musica di Francesco Paolo Tosti.

Diversamente dai casi citati, nessun ‘grande’ del passato ha contribuito a rendere famosa la pasticceria cremonese, ma solo la celebrità dei suoi prodotti: dal torrone alla mostarda, dal ‘Pan Cremona’ ai suoi numerosi e svariati prodotti di pasticceria, esclusivamente artigianali. Frutto di una tradizione dolciaria che ha fatto di Lanfranchi il ‘fiore all’occhiello’ della nostra città.

La tradizione dell’arte dolciaria a Cremona1 ha origini antiche e gloriose, come poche altre città italiane. Origini peraltro comuni con l’arte della panificazione (sono entrambe riconducibili sotto la terminologia di ‘arte bianca’), che possono farsi risalire al periodo storico nel quale fu scoperta, da parte dei Crociati nel territorio di Tripoli di Siria, la canna da zucchero, a sua volta importata dall’Arabia dov’era già in uso fin dal VI secolo dopo Cristo.

Lo zucchero rappresentò infatti – in alternativa al miele, già utilizzato come dolcificante nell’antico Egitto – il primo indispensabile ingrediente da unirsi alla farina di grano per ottenere prodotti dolciari. La sua importazione e commercializzazione in Italia e negli altri paesi europei, assai limitata fra l’XI ed il XIII secolo attraverso le Crociate ed i porti di Venezia e di Genova, cominciò successivamente ad affermarsi ed a consolidarsi sul finire del XIV secolo e nel secolo successivo con la coltivazione della canna da zucchero, cui farà seguito quella della barbabietola.

Col passare dei secoli naturalmente l’arte dolciaria andò affinandosi ed ogni regione si specializzò nella produzione di dolci particolari, tali da caratterizzare e contraddistinguere il territorio di provenienza. A cominciare dal Rinascimento i pasticceri cremonesi seppero introdurre, nella produzione dei dolci, essenze, profumi distillati, come l’acqua di rose, il sandalo, il sapor muschio ed ambra, le spezierie mescolate a mandorle. E la creazione del marzapane, un biscotto di lusso diffusissimo nel ‘400, formato da uova, zucchero e mandorle dolci, insieme ad altre innovazioni, contribuì a migliorare la produzione dolciaria cremonese, diventata più varia e gustosa, adatta ad arricchire le mense dei signori del tempo.

Ed è proprio alle nozze fra Bianca Maria Visconti e Francesco Sforza, celebrate a Cremona nella chiesa di San Sigismondo il 25 ottobre 1412, che la tradizione popolare fa risalire le origini del ‘torrone’, dolce che rappresenta nel mondo una delle ‘tipicità’, quasi emblematiche, della città. Si favoleggia che, per concludere degnamente lo sfarzoso banchetto di nozze, i pasticceri di corte inventarono un dolce che doveva ricordare la città di Cremona, portata in dote dalla duchessa. Fra tutti i monumenti della città fu scelta la torre a fianco della Cattedrale (chiamata “torrazzo” “torrione”), che venne ricostruita utilizzando mandorle, miele e albume d’uova. Da qui ebbe inizio la fama del “torrone” (miele, albume d’uova montato a neve, mandorle o nocciole tostate, vaniglia), come dolce tipico di Cremona. In realtà a questa versione leggendaria, inventata, senza precisi riscontri storici, nel primo ‘900 a scopo meramente promozionale e commerciale, anche a supporto delle prime due industrie operanti a livello locale, si contrappongono altre tesi atte a dimostrare una diversa genesi del torrone: da quella araba a quella spagnola e francese. Lo stesso termine ‘torrone’ viene fatto risalire al latino ‘torrere’ (tostare), piuttosto che allo spagnolo ‘turròn’, derivato da ‘turrar’ (arrostire), per non parlare delle radici arabe. Una cosa è certa: il torrone appartiene alla tradizione gastronomica non solo dell’Italia, ma anche della Spagna e della Francia ed è prodotto, oltre che a Cremona, in diverse località italiane ed in altri Paesi del Mediterraneo.

E’ invece documentato che il torrone era già noto nel ‘500 come prodotto tipico cremonese, dato in dono alle autorità del governo di Milano e consumato nei banchetti più importanti. Si dice che lo stesso Claudio Monteverdi a Natale offrisse al principe Gonzaga le specialità della sua città, confezionate da “speziali” o “aromatori” che conservavano il segreto della manipolazione con miele purissimo.

Nel corso del ‘600 i pasticceri cremonesi, detti offellai, erano riuniti in corporazioni che dettavano regole severe per l’uso degli ingredienti (si poteva usare solo zucchero ‘schietto’) e per la commercializzazione dei prodotti, vigilando che non ci fossero ‘sfrosatori’. Per tutto il ‘700, fino al secolo successivo, dare vita a botteghe di pasticceria costituiva un investimento sicuro. Ma solo alla fine del ‘800 ed ai primi decenni del ‘900 la spinta imprenditoriale dei pasticceri si affermò più compiutamente, allorché si organizzarono mostre e fiere che richiamavano in città esperti di fama nazionale.

E’ proprio da questa grande tradizione che trassero origine le pasticcerie cremonesi più illustri, alcune delle quali tuttora attive ed operanti. Fra queste un posto di sicuro rilievo l’ha occupato e lo conserva tuttora la Pasticceria Lanfranchi, collocata nella centralissima via Solferino, a pochi passi dalla magnifica piazza sulla quale si affacciano i monumenti più significativi e rappresentativi del centro storico di Cremona: il Duomo, il Torrazzo, il Battistero ed il Palazzo Comunale.

Una pasticceria di altissimo livello che ha saputo conservare, nell’ambientazione e nell’arredo dei locali, il gusto e l’eleganza d’altri tempi, in grado di riflettere la sua lunga storia. Ma che, soprattutto, ha saputo conservare e riproporre fedelmente nel tempo le antiche ricette ed i metodi tradizionali di lavorazione, capaci di esaltare i sapori autentici dei prodotti genuini che vengono utilizzati.

Non è solo nella produzione del torrone, quindi, che si esaurisce la tradizione dolciaria cremonese. Essa è ancora presente in diverse pasticcerie che sanno caratterizzarsi per l’elevata professionalità degli operatori, per la qualità e la varietà della produzione, per l’autentica genuinità delle materie prime utilizzate, nonché per la creatività e fantasia con cui i prodotti vengono confezionati e presentati ai consumatori. Esse danno lustro alla città e fanno parte, con pari dignità, delle più nobili espressioni dell’artigianato locale.

Non è possibile parlare di ‘arte della pasticceria cremonese’ senza evocare una delle figure storiche di tale settore, che è stato ‘maestro’ di diverse generazioni di provetti pasticceri: il cavaliere Aurelio Alberti (23/03/1892 – 28/05/1960), storico titolare della “Pasticceria Lanfranchi” di Cremona. Egli profuse nella ‘sua’ pasticceria, dai primi decenni del ‘900 per mezzo secolo, oltre alla sua prestigiosa manualità creativa (che si potrebbe diversamente definire: “il lavoro delle sue mani intelligenti”), le doti di un indiscusso talento e di una fertile fantasia.

“Artista di mano e di intelletto, egli vi coltivò, con aristocratica modestia, insieme ad un immenso amore per la famiglia, i suoi molteplici entusiasmi e le sue finissime attitudini”: così ebbe a descriverlo Maspero Gatti in un articolo dedicato ai “Maestri cremonesi del lavoro”. Anche in mancanza di documenti atti ad accertare la data esatta da cui trae origine la storica Pasticceria Lanfranchi, sotto la guida del suo fondatore Umberto Lanfranchi (19/01/1877-10/06/1938), non appare infondato ritenere che l’inizio della sua attività possa essere fatto risalire alla fine del 1800. Ciò in considerazione del fatto che Umberto Lanfranchi fu titolare della pasticceria per circa trent’anni, prima di cederla al nipote Aurelio Alberti, figlio della sorella della moglie Lina, che ne assunse la titolarità nel 1919. Umberto Lanfranchi, prima di dare avvio all’attività, svolse alcuni anni di praticantato a Parigi presso prestigiosi laboratori dolciari. Tornato a Cremona, aprì i battenti della sua pasticceria al numero 5 di corso Campi. Come già anticipato, nel 1919, non avendo figli, ne affidò la guida e la titolarità al nipote Aurelio, che aveva già avuto modo di acquisire dallo zio i segreti del mestiere, dando ottima prova di sé come suo apprendista e primo collaboratore. Per la verità Aurelio Alberti scoprì solo in un secondo tempo la vocazione del pasticciere. Egli, infatti, proveniente da una famiglia laboriosissima ma di umili origini, era avviato ad esercitare l’attività di canestraio. Il padre Angelo (01/11/1868 – 09/09/1940) esercitava l’attività di falegname in un laboratorio interno sito in Largo Boccaccino (in una delle case disposte difronte all’abside dalla Cattedrale di Cremona), mentre la madre Rosa Porchieri (06/02/1872 – 04/12/1959), sorella della moglie di Umberto Lanfranchi, gestiva, nello stesso stabile, un piccolo negozio di vendita di cesti e canestri. Attività che, all’epoca, trovava giustificazione nell’allevamento, assai diffuso anche a livello familiare, dei bachi da seta.

Negli anni della sua prima giovinezza Aurelio, mentre rivelava un’invidiabile manualità creativa nel fare canestri eleganti e funzionali, coltivava pure una bella voce baritonale, tanto che ebbe modo di conoscere il coetaneo baritono Mario Basiola, il quale, prima di raggiungere la celebrità e calcare i palcoscenici dei più prestigiosi teatri del mondo, svolse anch’esso, ad Annicco, l’attività di canestraio. Ma lo zio Umberto Lanfranchi, che era un artigiano all’antica e che pensava al futuro del nipote con concretezza e realismo, non vedeva di buon occhio la sua passione canora, nella quale pure eccelleva. Lo convinse così ad inserirsi attivamente nella pasticceria, dove il giovane Aurelio rivelò ben presto il suo talento artistico, naturale e spontaneo. Attività che purtroppo subì un’interruzione durante la Prima Guerra Mondiale, allorché nel 1915 fu chiamato a combattere fra i gloriosi Lancieri di Novara. Esperienza – quella militare – che fece nascere in lui la passione per i cavalli, tanto che lo portò ad essere uno dei fondatori del primo circolo ippico cremonese presso il Foro Boario.

Una volta congedato, riprese il suo lavoro nel quale,nel giro di pochissimi anni, seppe imporsi occupando un posto di primissimo piano e dando vita, nel tempo, ad una ‘scuola dolciaria’ di notevole livello. Era un pasticcere nato: per lui sperimentare una ricetta nuova, realizzare un dolce monumentale rappresentava una sfida stimolante ed era, ad opera compiuta, motivo di vivissimo compiacimento.
Come si è detto, Aurelio Alberti assunse la titolarità della Pasticceria Lanfranchi, con sede in corso Campi n. 5, nel 1919. Successivamente, il 19/10/1925, lasciò tale sede per trasferirsi in via S. Giuseppe n. 8, dove si dedicò alla produzione di caramelle, cioccolati ed affini. Ciò fino al 1° settembre 1927, data che segna il ritorno dell’attività nella sede originaria della pasticceria in corso Campi, finché, dopo un breve passaggio dell’esercizio in corso Stradivari, in data 16/08/1937 la Pasticceria Lanfranchi approdò definitivamente nella sede attuale, al numero 30 di via Solferino.

Appartiene alla tradizione dei pasticceri cremonesi confezionare dolci riproducenti i maggiori monumenti della città, tanto che nel tempo divenne motivo d’orgoglio saper realizzare modelli sempre più simili alla realtà e sempre più perfetti nelle proporzioni rispetto all’originale.

Aurelio Alberti, da autentico artista quale era, si inserì con estrema autorevolezza in tale filone. “Non c’era lavoro di abilità – confermava la figlia Mariuccia – che non sapesse fare”.

“Le sue rose in caramello erano vaporose e delicate. Si consideri che il caramello doveva essere lavorato manualmente ancora bollente perché potesse essere duttile e morbido sotto le dita”.

Nacque così una moltitudine si splendidi cesti di fiori: rose, gigli, margherite e molti altri, tutti di zucchero e caramello.

E mentre si dedicava a questi lavori – era ancora la figlia a ricordarlo – dilettava i presenti, cantando con la sua bella voce baritonale romanze del repertorio operistico.

E’ rimasta nel mito la ‘Nave Italia’, da lui creata in occasione della visita a Cremona della Regina Margherita di Savoia: era così snella e slanciata che sembrava in attesa del varo.

Ma l’opera che è rimasta nella memoria dei cremonesi, il suo capolavoro assoluto, fu la riproduzione in perfetta scala uno a cento del Torrazzo e della facciata del Duomo di Cremona, alta più di un metro e composta da ben trecentosessanta pezzi, interamente realizzata con zucchero lavorato con albume d’uova e collocata, come in una nicchia, in un grande uovo di cioccolato aperto a metà. Sulla base un bouquet di splendide rose, anch’esse, come sempre, modellate a mano.

Era la Pasqua del 1947 e tutti i cittadini cremonesi si recarono in via Solferino ad ammirare un autentico capolavoro, il quale, oltre alla genialità creativa, aveva richiesto al suo autore molte settimane di paziente lavoro manuale.

Di analoga concezione la facciata della basilica di San Pietro in Roma, la perfetta riproduzione del Battistero di Cremona e, tanto per non smentire la sua passione per l’opera lirica, la scenografi di Cavalleria rusticana, corredata da due violini e dallo spartito musicale, opera che, proprio in quel periodo, veniva rappresentata al Teatro Ponchielli.

Degna di attenzione, inoltre, una torta arricchita da una ‘gondola’ veneziana, concepita come un vero ricamo di zucchero. Un lavoro, quest’ultimo, che lascia davvero ammirati per la sua preziosità. Così come c’è da restare ammirati difronte alla fotografia che rappresenta due torte realizzate come dei ventagli decorati con bouquets di splendide rose…

Per non parlare poi delle ammiratissime torte nuziali, sempre concepite all’insegna dell’originalità e decorate con autentico gusto artistico, proprio comedei piccoli capolavori.

1923
Esposizione del risveglio industriale e commerciale – Milano – Gran premio e Medaglia d’oro conferita alla ditta “Lanfranchi Umberto” di Alberti Aurelio
(26 aprile 1923)

1929
Esposizione Mostra Campionaria – Firenze – Medaglia d’oro conferita ad Alberti Aurelio
(10-24 novembre 1929)

1947
Giornale “La Provincia” di Cremona – Mostra delle vetrine e dei negozi – Primo premio conferito ad Alberti Aurelio
(28 settembre 1947)

1953
Settimana mondiale della pubblicità – Concorso vetrine – Primo premio conferito ad Alberti Aurelio
(22 novembre 1953)

1956
Confcommercio Roma – Decennio di attività direttiva nell’ambito dell’Associazione Commercianti di Cremona (1946-1956) – Attestato conferito ad Aurelio Alberti

1956
UNICEF – Terza gara delle torte – Conferimento della “Coppa città di Piacenza” alla Pasticceria Lanfranchi
(16 maggio 1956)

1957
UNICEF – Quarta gara interprovinciale delle torte – Conferimento del Premio d’onore “Coppa città di Piacenza” alla Pasticceria Lanfranchi
(15 maggio 1957)

1957
Presidenza della Repubblica Italiana – Conferimento dell’onorificenza di “cavaliere al merito della Repubblica” ad Aurelio Alberti
(2 giugno 1957)

1957
Concorso Perugina – 1° Premio assoluto conferito ad Aurelio Alberti, accompagnato da un telegramma di felicitazioni a firma del Consigliere delegato Bruno Buitoni (novembre 1957)

1960
Ministero dell’Industria e del Commercio – Assegnazione del “Brevetto per Marchio d’Impresa” alla Pasticceria Lanfranchi per il “Pan Cremona”
(14 dicembre 1960)

1965
Oscar dei Pasticceri 1965 – Conferito alla Pasticceria Lanfranchi di Cremona
(8 giugno 1965)

1979
Premio Qualità e Cortesia 1979 – Conferito alla Pasticceria Lanfranchi di Cremona

1981
Associazione Pubbliche Relazioni in Europa – Diploma Genuinità 1981 conferito “ad honorem” a Maria Alberti, della Pasticceria Lanfranchi di Cremona

1982
F.I.P.E. (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) – Dioniso dell’ospitalità – Premio internazionale benemeriti del lavoro e del turismo conferito a Maria Alberti, della Pasticceria Lanfranchi di Cremona
(26 ottobre 1982)

1983
Regione Lombardia – Anno europeo Piccole Medie Imprese-Artigianato – Attestato conferito alla Pasticceria Lanfranchi
(31 Marzo 1984)

1993
Associazione Locali Storici d’Italia – Delibera di iscrizione fra i “Locali Storici d’Italia” della Pasticceria Lanfranchi
(4 maggio 1993)

2003
Camera di Commercio di Cremona – Un secolo di impresa a Cremona 1925-2003 – Attestato di benemerenza conferito alla Pasticceria Lanfranchi
(7 giugno 2003)

2005
Regione Lombardia – Riconoscimento di esercizio storico di rilievo regionale conferito alla Pasticceria Lanfranchi di Cremona
(17 marzo 2005)

2012
Unioncamere – Iscrizione della Pasticceria Lanfranchi di Cremona nel registro delle “Imprese storiche d’Italia” nel 150° anniversario del sistema camerale italiano (1862-2012)
(6 luglio 2012)